Microparticelle che bloccano la risposta immunitaria del corpo verso i tessuti danneggiati potrebbero aiutare a prevenire danni ulteriori.
di Mike Orcutt
L'utilizzo di minuscole particelle biodegradabili per interrompere la normale risposta immunitaria del corpo dopo un infarto potrebbe contribuire a salvare i pazienti da danni ai tessuti e da alcune complicazioni per la salute che possono manifestarsi a lungo termine.
I ricercatori hanno dimostrato che iniettando alcune particelle nei topi, entro 24 ore da un infarto, non solo si riduce significativamente il danno ai tessuti, ma in questi topi la funzione cardiaca risulta più forte dopo 30 giorni. Gli ideatori della nuova tecnologia ora intendono procedere con la sperimentazione sull'uomo.
Molti dei danni riportati dai tessuti a seguito di un infarto sono il risultato di un'infiammazione, una risposta immunitaria del corpo a uno stimolo nocivo come, per esempio, un muscolo danneggiato. Nel caso di un infarto, però, queste cellule immunitarie fanno più male che bene, spiega Daniel Getts, ideatore della nuova terapia e direttore scientifico del Cour Pharmaceutical Development.
L’armamentario del sistema è "abbastanza generico", spiega. I composti tossici che le cellule immunitarie secernono, possono essere utili nel difendere il corpo dalle infezioni ma allo stesso tempo possono causare dei danni. Questo fenomeno si verifica non solo dopo un infarto, ma anche in una serie di altre malattie come il virus del Nilo Occidentale, le malattie infiammatorie intestinali e la sclerosi multipla.
Le 500 particelle nanometriche devono essere caricate negativamente e possono essere costituite da vari materiali, compreso quello utilizzato per le suture biodegradabili. Stando a questa nuova ricerca, una volta che le particelle sono nel sangue, la carica negativa attrae uno specifico recettore sulla superficie dei monociti infiammatori, le particelle si legano a quel recettore e deviano le cellule immunitarie lontano dal cuore, verso la milza dove muoiono.
Impedendo a queste cellule di raggiungere il cuore si permette al muscolo danneggiato di rigenerarsi "durante processi più controllati", spiega Getts. Se la terapia si trasferisse alle persone, continua, si potrebbero ridurre sostanzialmente gli inconvenienti a lungo termine per la salute che, per pazienti colpiti da infarto, comprendono respiro corto e una limitata capacità di tenersi in esercizio.
L'obiettivo è quello di iniziare la sperimentazione sull'uomo all'inizio del prossimo anno. La compagnia conta sul meccanismo relativamente semplice della terapia, e il fatto che il materiale di cui sono costituite le particelle è composto da acido poliglicolico già approvato dalla Food and Drug Administration, velocizzerà lo sviluppo del processo.
"C'è ancora molto lavoro da fare", in particolare risolvere ogni potenziale effetto collaterale che le particelle potrebbero produrre, sostiene Matthias Nahrendorf, professore di biologia dei sistemi ad Harvard. Ad esempio, le particelle possono attivare il sistema immunitario in molti modi ancora sconosciuti, spiega. Inoltre, sarà importante determinare come gestire la terapia in modo da non compromettere la capacità che hanno queste cellule di guarire e difendere il corpo da infezioni e da altri invasori esterni, dice Nahrendorf.
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